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Guide Ambientali Escursionistiche

La Via Francigena: un cammino prezioso

La Via Francigena raccoglie sul proprio sentiero secoli di storia, protagonisti e camminatori provenienti da ogni parte d’Europa e, ad oggi, del mondo intero. La Via Francigena “nasce” come via dei Franchi, quale arteria di trasporto che collegava il nord Europa a Roma, la Città Eterna: insomma, la prima autostrada alto medievale. Oggi, partendo da Canterbury e giungendo a Roma, il camminatore può spingersi fino ai porti che imbarcavano i pellegrini per Gerusalemme, quindi la Puglia e, proprio in punta al tacco, può raggiungere Santa Maria di Leuca e, come il faro lì presente, proiettare il suo sguardo verso l’immensità del mare di fronte a sé.

La Via Francigena si contraddistingue dagli altri cammini, conosciutissimi come quello di Santiago de Compostela, poiché attraversa più di un singolo Stato, incontra culture non solo locali, ma unisce le campagne inglesi, il gotico francese, le Alpi svizzere ed il Rinascimento italiano, fino ai castelli federiciani del Sud Italia: un vero gioiello a cielo aperto, che permette al camminatore di conoscere aspetti storici, culturali, ma anche enogastronomici, facilmente immaginabile dato che l’itinerario attraversa sedici Regioni, quarantotto Province e più di seicento Comuni europei, ognuno con le proprie eccellenze, non solo culinarie.

I tratti di cammino consigliati

Percorrere la Via Francigena nella sua interezza significa affrontare un cammino di 3.200 km, grandi varianti escluse, ovvero i sentieri che attraversano la Valle di Susa in Piemonte, raggiungono Matera in Basilicata e Monte Sant’Angelo nel Gargano pugliese. L’intero cammino richiede almeno cinque mesi, inclusi i giorni di pausa, uno zaino capiente e, azzarderei, almeno due paia di scarpe robuste.

Per chi non avesse tutto questo tempo, desidero fornirvi alcuni consigli su quali siano i migliori tratti da percorrere, occupando non più di una settimana di cammino:

  • da Canterbury (UK) a Tournehem-sur-la-Hem (FR), un assaggio della campagna inglese dalla capitale del Kent, con la sua splendida cattedrale, alle White Cliffs di Dover e poi imbarco per la Francia, giungendo a Calais. Molto suggestiva la prima tappa francese, dove si cammina sulla spiaggia per quasi tutto il tempo, per poi scendere verso sud, incontrando antichi mulini ancora in funzione e cappelle in pietra abbandonate;
  • da Orsières (CH) a Pont-Saint_Martin (IT), eccezionale percorso che dalle valli svizzere porta al Passo del Gran San Bernardo, luogo iconico dell’itinerario europeo, dove ancora oggi si può alloggiare all’Hospice dei frati benedettini, che riseidono in quel luogo da secoli. Il resto del percorso attraversa l’intera Valle d’Aosta italiana, ricca di castelli, paesaggi alpini spettacolari ed un’ampia offerta gastronomica;
  • da Fidenza (IT) a Sarzana (IT), sei tappe di ascesa e discesa dell’Appennino, lambendo il Parco Nazionale Tosco-Emiliano e giungendo fino alla vista del mare. Percorso impegnativo, ma comunque ripagato dai panorami che si possono scorgere dal Monte Valoria e dal Passo della Cisa, anch’esso luogo simbolico della Via Francigena europea che vede ogni anno centinaia di pellegrini;
  • da Viterbo (IT) a Roma (IT), in quanto arrivo alla Città Eterna e percorso che incontra numerose emergenze culturali e architettoniche, dalla Città dei Papi, all’Anfiteatro romano di Sutri e all’attraversamento di Parchi e Riserve naturali, prima di giungere alla Basilica di San Pietro, prima meta pellegrinale mondiale;
  • il percorso per Monte Sant’Angelo (IT), da Troia all’omonimo santuario, posto nel Gargano. Queste tappe conducono il camminatore ad incontrare squisiti borghi pugliesi, antiche fortificazioni e abbazie. Il percorso muta nel suo incedere verso la meta, dalle prime pianure fino agli aspri rilievi delle ultime due tappe, rendendo questo itinerario completo in ogni suo aspetto. La meta, infine, ha una valenza storica e spirituale riconosciuta in tutto il mondo.

Perché mettersi in cammino?

Ognuno si mette in cammino per una ragione, ma le motivazioni possono essere molteplici: spirituali, religiose, avventura, sport, oppure, come accade non così raramente, ci si mette in viaggio per ritagliarsi un momento per sé, per comprendere qualcosa della propria vita su cui il caos di ogni giorno impedisce di fare chiarezza. Pertanto, non sono pochi coloro che si mettono in cammino da soli, conquistando quel silenzio che nella vita di tutti giorni non è facile trovare.

Come camminatore e pellegrino, desidero portare la mia esperienza. Mettersi in viaggio è innanzitutto un regalo che ognuno fa al sé stesso del futuro: un dono unico che, badate bene, può creare dipendenza.

La vita in cammino può essere complicata: lo zaino pesante da portare, fiato corto in salita, stare attenti all’acqua, il male alla schiena e le vesciche ai piedi e altro ancora, ognuno scopre una parte del corpo nuova, che non sapeva potesse fare male.

Ma il cammino conferisce concretezza ad alcuni concetti fondamentali per la vita di ognuno: condivisione, empatia e solidarietà. Il cammino ti costringe a sviluppare questi temi, portandoli nel reale e condividendoli con gli altri: la gioia di aver scoperto qualcosa di nuovo è anche un po’ tua, il successo di aver concluso la tappa o aver superato quella terribile salita è anche un po’ tuo, la difficoltà di qualcuno diventa anche un tuo pensiero, e così via, nella piena condivisione di un percorso fisico, ma, più di tutto, interiore.

Il cammino fa maturare il concetto di incontro, quello autentico.

Ma più di ogni altra cosa, il cammino porta a dimenticare. Cosa significa? Ogni giorno siamo bombardati da “cose da fare” preferibimente nel minor tempo possibile, siamo indirizzati a rispondere, risolvere, accettare, capire, spiegare, concretizzare, presenziare, sorridere, e molto altro ancora. In cammino, tutto questo non c’è più.

Dopo qualche giorno di cammino, dopo aver pensato e ripensato ai problemi che sono rimasti a casa, alle cose da fare che è necessario risolvere una volta rientrati, la propria mente ha approfondito e sviscerato ogni singola parte di quelle preoccuazioni e quindi cosa fa? Va oltre.

In quel momento, che reputo raggiungibile dopo almeno tre o quattro giorni di cammino, si inizia a pensare davvero a tutto ciò che era rimasto accantonato per mesi e forse anni, a quegli aspetti della vita che abitualmente non vengono elaborati, poiché non c’è tempo.

Non sono pochi coloro che hanno cambiato vita dopo un lungo cammino, così come quelli che hanno finalmente dato voce ad una loro passione.

Il cammino arricchisce, ma devi trovarti da solo con lui.

Buon cammino e sicuramente lo sarà.

Luca Faravelli